Abbiamo intervistato due illustri Professori per avere il loro punto di vista sulla Sindrome Metabolica. Il Prof. Giovanni Spera ed il Prof. Giuseppe Ventriglia sostengono PrenditiCuorediTe, significativa iniziativa nazionale per la Prevenzione delle malattie cardiovascolari e del metabolismo.
Prof. Giovanni Spera
Medico endocrinologo, è Professore Senior di Medicina Interna ed Endocrinologia all'Università Sapienza di Roma dove è anche fondatore del Master "Prevenzione e Terapia di Soprappeso, Obesità e Disturbi dell'Alimentazione". Già presidente della sezione laziale della Società Italiana dell'Obesità.
Prof. Giuseppe Ventriglia
Medico chirurgo, docente in corsi universitari e sul territorio. È Socio fondatore della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) di cui è responsabile nazionale dell'area Formazione nonchè direttore scientifico della Rivista SIMG. Ha coordinato in Piemonte fino all'anno scorso un triennio del Corso di formazione specifica in Medicina Generale.
Quando si è cominciato a parlare di Sindrome Metabolica nella comunità scientifica?
Lo studio della Sindrome Metabolica ha una storia abbastanza recente, se ne parla infatti solo da una decina di anni, grazie allo studio di un gruppo di cardiologi americani pubblicato poi sulla rivista di medicina The Journal of the American Medical Association [JAMA. 2002 Jan 16;287(3):356-9 Ford E.F. et al.].
In particolare questi studiosi cercavano di valutare quanto le alterazioni del colesterolo LDL piuttosto che del colesterolo HDL (cosiddetto colesterolo buono) e dei triglicerdidi potessero essere dei fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari.
Si resero conto che in realtà il problema era molto più vasto e che i fattori di rischio non erano soltanto legati ai livelli lipidici costituzionali o su base alimentare, ma anche allo stile di vita in senso lato, all'accumulo di adipe specialmente addominale e, ad un altro fattore importante, la resistenza insulinica, ovvero la capacità dell'organismo di metabolizzare il glucosio producendo insulina.
La sintesi di queste analisi portò ad identificare 5 fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare le malattie cardiovascolari e il diabete e che sono le condizioni per le quali oggi si parla di Sindrome Metabolica.
Pertanto la Sindrome Metabolica non è una malattia vera e propria, ma rappresenta un insieme di valori alterati che costituiscono una seria condizione di rischio per la salute.
Quali sono i 5 fattori di rischio?
Sono cinque i parametri indicati per valutare, in soggetti ancora non malati, il rischio di essere esposti a malattie cardiocircolatorie. Per essere affetti da Sindrome Metabolica un soggetto deve avere contemporaneamente almeno tre dei seguenti valori alterati:
- un accumulo di grasso addominale. Inizialmente i parametri stabiliti dai primi studi sulla Sindrome Metabolica riguardavano una circonferenza addominale maggiore di 102 cm nell'uomo e 88 cm nella donna. Successivamente questo parametro fu rivisto e reso più severo dall'International Diabetes Federation (IDF) portandolo a 94 cm per l'uomo e 80 cm per la donna.
- una bassa concentrazione ematica di colesterolo HDL (cosiddetto colesterolo buono) con valori inferiori a 40 mg/dl nell'uomo e a 50 mg/dl nella donna.
- un'alta concentrazione nel sangue di trigliceridi, con valori superiori a 150 mg/dl.
- una condizione di pressione arteriosa alta, con valori superiori a 130/85 mmHg.
- un livello di glicemia a digiuno alto, con valore superiore a 110 mg/dl (anche questo poi ridotto a 100 dall'IDF).
Perchè è importante un'iniziativa di Prevenzione?
Parlare di Sindrome Metabolica e farla conoscere alla popolazione è un modo di lanciare un monito importante:
se si scopre di avere almeno 3 dei valori che abbiamo citato alterati occorre stare attenti perchè il rischio è quello di andare più facilmente incontro a patologie quali ictus, infarto, diabete e steatosi epatica.
La filosofia di questo meccanismo di Prevenzione è dunque quella di rivolgerci a persone non ancora "malate" invitandole a correggere le proprie abitudini e applicare uno stile di vita sano: mangiare in maniera corretta e ridotta, equilibrata, fare attività fisica, non necessariamente intensa ma continuativa, per cercare di perdere peso e modificare i parametri di pre-malattia.
Quale parte della popolazione è a rischio di Sindrome Metabolica?
Negli ultimi tempi abbiamo riscontrato un aumento delle persone con la Sindrome Metabolica. In alcuni Paesi questo dato è più significativo, in altri meno ma ovunque è in aumento.
Questo aumento coinvolge tutte le fasce d'età? Vale anche per le fasce più giovani?
Purtroppo l'età di sviluppo della Sindrome si sta abbassando nel senso che l'obesità, figlia di una cattiva alimentazione e, la consuetudine ad una vita eccessivamente sedentaria, aumentano sempre di più la presenza di questa condizione anche nelle fasce più giovani. Non per niente i pediatri sono oggi particolarmente impegnati nell'educazione delle famiglie affinchè i bambini vengano considerati target privilegiati per un intervento educativo sia rispetto all'attività fisica sia rispetto all'alimentazione.
Se ho la Sindrome Metabolica, devo curarmi con dei farmaci o devo modificare il mio stile di vita?
Parlare di Sindrome Metabolica è un'ottima occasione per parlare di stili di vita e la letteratura
scientifica internazionale oggi dimostra che le modifiche dello stile di vita sono, in prima istanza,
molto efficaci nel correggere tutte le cinque condizioni che stanno alla base della Sindrome
Metabolica.
Questo punto è fondamentale perchè stiamo trattando di una condizione che può essere affrontata
senza l'assunzione di farmaci specifici ma inducendo il soggetto ad una sostanziale modifica di
quegli stili di vita scorretti che portano alla Sindrome Metabolica.
In particolar modo stiamo parlando della condizione di obesità e della sedentarietà abbinata ad
un'alimentazione scorretta.
Intervenire sullo stile di vita oggi è dimostrato che serve: tutti noi medici e non medici dovremmo
contribuire a fare in modo che le persone comprendano l'importanza del vivere sano per il
mantenimento dello stato di salute. E questo vale per la Sindrome Metabolica ma ovviamente anche
per molteplici altre condizioni: sappiamo bene, per esempio, che anche le malattie tumorali sono
condizionate dal nostro modo di vivere.
Mantenere una vita attiva fisicamente e mantenere una alimentazione salutare e sobria, lottare
contro i cibi spazzatura, e contro l'eccesso di introduzione di cibi e quindi contro l'obesità
rappresentano dei capisaldi assoluti.
Gli impegni quotidiani e il lavoro rendono spesso difficile seguire un'alimentazione corretta e
ancora più difficile trovare il tempo per fare attività fisica.
Quanto tempo è sufficiente dedicare al movimento?
Diciamo che non dobbiamo pensare che fare attività fisica voglia dire prendere la borsa andare in
palestra per ore e ore, oppure andare a nuotare o in bicicletta... Fare attività fisica vuol dire fare
tutto quello che è possibile compatibilmente con le proprie attività di lavoro e gli impegni
quotidiani.
Il consolidarsi delle abitudini sedentarie tra la popolazione ha indotto negli ultimi anni
l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le principali società scientifiche internazionali a
rivedere le loro raccomandazioni sui livelli minimi di attività fisica necessari per crescere, vivere e
invecchiare in buona salute. Si parla oggi di "piramide del movimento", una schematizzazione, per
ogni età della vita, secondo cui in linea di principio ogni giorno bisognerebbe riuscire a fare delle
attività di basso profilo e impegno fisico, quali camminare, portare a spasso il cane, fare le
scale a piedi piuttosto che prendere l'ascensore. Tutte queste cose, che sono la base della
piramide, andrebbero fatte ogni giorno. Salendo via via sui gradini della piramide, se possibile,
bisognerebbe fare un pochino di attività fisica più impegnativa , per esempio riuscire a trovare lo
spazio per andare in bicicletta, oppure prendersi una cyclette e guardare la tv la sera pedalando anzichè sdraiati in poltrona. E così via fino alle attività sportive più impegnative.
L'importante comunque è "imparare a fare attività fisica giornalmente". Non è una questione di
trovare il tempo ma una questione di "educazione al movimento e propensione alla scelta di uno
stile di vita attivo". Se le persone si ricordano che tutti i giorni devono lavarsi le mani, o i denti
dopo mangiato è perchè lo hanno imparato. Quindi con la giusta educazione impariamo a
trovare ogni giorno un piccolo spazio in cui tonificare tutto l'apparato muscolare e aiutare il
nostro fisico ad usare nel modo giusto i cibi che introduciamo mangiando.